Overthinking: quando il pensiero diventa una trappola

Overthinking: quando il pensiero diventa una trappola

In psicoterapia, uno dei temi che emergono con maggior frequenza è quello dell’overthinking, o pensiero eccessivo. Dal punto di vista psicodinamico, l’overthinking non è semplicemente una cattiva abitudine o una strategia inefficace per risolvere problemi; piuttosto, rappresenta un’espressione più profonda di conflitti inconsci, ansie irrisolte e difese psicologiche. In questo contesto, il pensiero ripetitivo diventa un sintomo che rivela una sofferenza psichica sottostante.

Che cos’è l’overthinking?

L’overthinking si manifesta come un pensiero ripetitivo e ossessivo su situazioni passate o future. Chi ne soffre può ritrovarsi bloccato in una spirale di dubbi, preoccupazioni o rimuginazioni su ciò che è accaduto o su ciò che potrebbe accadere. Questo ciclo di pensiero è spesso improduttivo, non porta a soluzioni concrete e, anzi, intensifica il senso di stress e ansia.

Spesso, il pensiero ossessivo è un modo per evitare sentimenti dolorosi o stati affettivi minacciosi. Il soggetto, invece di confrontarsi direttamente con l’angoscia emotiva, si rifugia in una modalità intellettuale e analitica che lo allontana dalle emozioni. Il pensare troppo, quindi, può fungere da difesa: un modo per evitare la consapevolezza di emozioni che si percepiscono come insopportabili o disorganizzanti.

Le conseguenze dell’overthinking

L’overthinking può avere impatti significativi sulla salute mentale e fisica. Tra le conseguenze più comuni troviamo:

  • Ansia: il continuo preoccuparsi e anticipare scenari negativi aumenta i livelli di ansia e può portare a disturbi d’ansia clinicamente significativi.
  • Depressione: la ruminazione sugli errori passati o su esperienze negative può contribuire allo sviluppo o all’aggravamento della depressione.
  • Insonnia: chi soffre di overthinking spesso fatica a dormire, poiché la mente continua a lavorare senza sosta, anche durante la notte.
  • Stanchezza decisionale: l’analisi eccessiva può portare a una paralisi decisionale, rendendo difficile prendere anche le decisioni più semplici.

Le origini psicodinamiche dell’overthinking

Nel modello psicodinamico, l’overthinking non è solo una cattiva abitudine, ma spesso un modo per gestire conflitti interiori profondi e meccanismi di difesa. Ecco alcune delle cause più comuni:

  1. Conflitto tra Super-Io e Io: il Super-Io rappresenta tutte le regole e aspettative che abbiamo interiorizzato dalla società e dalla famiglia. Quando questo diventa troppo severo, può farci sentire inadeguati o colpevoli, portandoci a ripensare continuamente a quello che abbiamo fatto, temendo di non aver agito nel modo giusto
  2. Ansia di separazione o abbandono: l’overthinking può anche essere una reazione inconscia alla paura di perdere qualcuno o di essere abbandonati. Per sentirsi più al sicuro, la mente si aggrappa al controllo e all’analisi ossessiva di situazioni e relazioni
  3. Esperienze infantili di incertezza: se da bambini abbiamo avuto relazioni con figure di attaccamento instabili o imprevedibili, potremmo crescere con un bisogno di sicurezza emotiva che ci porta a pensare e ripensare a ogni cosa. Questo è un modo per cercare di evitare nuovi dolori o rifiuti, anche se spesso è un’illusione di controllo.
  4. Meccanismi di difesa: a volte, il pensiero ossessivo è una strategia per evitare emozioni dolorose come rabbia, tristezza o desiderio. Ruminare diventa una sorta di scudo per proteggersi dalle emozioni che si percepiscono come troppo intense o minacciose.

Il ruolo della psicoterapia

La psicoterapia ha l’obiettivo di andare oltre la superficie del pensiero ossessivo, esplorando i conflitti inconsci e le dinamiche relazionali che lo alimentano.

Uno dei primi passi è portare alla luce questi conflitti profondi, che spesso si manifestano attraverso emozioni come vergogna, colpa o rabbia, rimaste represse o proiettate altrove. Il paziente viene aiutato a capire come l’overthinking sia spesso un modo per evitare di sentire emozioni spiacevoli o difficili. Riappropriarsi delle sue emozioni è un passo fondamentale per interrompere il ciclo del pensiero ossessivo.

La terapia si focalizza anche sull’analisi delle relazioni, passate e presenti, poiché le dinamiche non risolte di queste possono influenzare il modo in cui la persona vive e pensa oggi. L’overthinking può infatti rappresentare un modo per gestire relazioni dolorose o complesse. Infine, un aspetto importante del percorso terapeutico è trasformare il rapporto con il Super-Io, riducendo l’autocritica interna e promuovendo lo sviluppo di una voce interiore più compassionevole e comprensiva.

L’overthinking è molto più di una semplice abitudine mentale. È una difesa che maschera emozioni profonde e conflitti intrapsichici. Attraverso il lavoro terapeutico, l’individuo può esplorare il significato più profondo di questo sintomo, permettendosi di affrontare le emozioni evitate e di vivere in modo più autentico e libero.

Il viaggio psicodinamico richiede tempo e pazienza, ma è attraverso questa esplorazione profonda che l’individuo può finalmente liberarsi dalle catene del pensiero eccessivo, riconciliandosi con le parti più intime e vulnerabili di sé.